È sempre più frequente imbattersi in ruoli professionali nuovi, che fino a pochi anni fa non avevano nemmeno un nome: data ethicist, AI trainer, climate risk analyst, sustainability designer. Allo stesso tempo, molte delle professioni oggi esistenti sono destinate a trasformarsi profondamente, integrate da tecnologie emergenti e guidate da nuovi modelli organizzativi.
In questo scenario, la sfida principale non è tanto inseguire l’ultima hard skill tecnica richiesta dal mercato, quanto preparare le persone a saper evolvere, ad affrontare con flessibilità e spirito critico l’incertezza, a muoversi in contesti inediti. Il punto non è prevedere il futuro, ma allenarsi a interagirci in modo proattivo.
Future Skill: tra Tecnologia, Relazione e Adattabilità
Nel dibattito sulle cosiddette “future skills”, il rischio è spesso quello di ridurre tutto a una lista di abilità digitali da acquisire rapidamente. Certamente, la familiarità con strumenti avanzati, linguaggi di programmazione, intelligenza artificiale e analisi dati è una parte fondamentale dei profili professionali richiesti nel 2025. Ma non è l’unica. A distinguere le persone capaci di affrontare i lavori che ancora non esistono sarà soprattutto la combinazione tra competenze trasversali, competenze digitali e un mindset adattivo. Capacità come il pensiero critico, la comunicazione efficace, la gestione della complessità, la collaborazione in contesti multiculturali e virtuali diventano strutturali. Non si tratta di “soft skill” nel senso tradizionale del termine, ma di competenze essenziali, radicate nel modo in cui si apprende, si decide e si agisce nel quotidiano professionale.
Competenze Digitali
Accanto a queste, le competenze digitali non sono più dominio esclusivo di profili tecnici, ma diventano parte del bagaglio di ogni ruolo. Sapere interpretare dati, comprendere logiche algoritmiche, valutare criticamente fonti e processi digitali è ormai una forma di alfabetizzazione avanzata. Ma ancora più rilevante è la capacità di integrare questi strumenti nella propria attività in modo intelligente e creativo.
Infine, ciò che collega tutto è un atteggiamento mentale aperto al cambiamento, capace di apprendere, disapprendere e reimparare. Un mindset orientato alla crescita continua, che non si limita ad acquisire competenze, ma sviluppa metacompetenze: imparare a imparare, gestire l’incertezza, costruire nuovi significati.
Formare Oggi, Abilitare Domani
Prepararsi ai lavori che ancora non esistono significa, per le organizzazioni, costruire oggi le condizioni per far emergere queste competenze. Non si tratta solo di aggiornare i contenuti formativi, ma di ripensare i processi di sviluppo delle persone, creando ambienti che stimolino curiosità, sperimentazione e riflessione.
Occorre passare da modelli formativi prescrittivi a percorsi personalizzati e dinamici, capaci di riconoscere i diversi stili cognitivi, di valorizzare il contributo esperienziale, di integrare l’apprendimento con il lavoro quotidiano. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata o i sistemi adattivi di learning analytics possono essere ottimi abilitatori, ma è la cultura organizzativa a fare la differenza.
Chi guida oggi i processi formativi ha quindi una responsabilità chiave: non solo trasferire contenuti, ma coltivare capacità di visione, flessibilità e apprendimento continuo. Non è un compito che riguarda solo HR e L&D, ma l’intera leadership aziendale.